Tuesday, July 30, 2002

INTERVISTA A DAVIDE
FERRARI, PUBBLICATA DA " IL DOMANI",
VENERDÌ 26 LUGLIO.

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SI CONCLUDE L'ANNO POLITICO, QUAL È IL SUO GIUDIZIO DI
SINTESI ?

Bisogna mettere in primo piano due fatti:
Il primo ha una grande valenza nazionale ma è stato vissuto a
Bologna con una forza peculiare ,
, che non è stata ancora
valutata.
Parlo dei grandi movimenti per i diritti.
Questi movimenti si sono intrecciati, inevitabilmente,
con un risveglio forte della critica anche a come
Bologna è governata.
Una critica esigente e motivata che ha richiesto una
svolta anche all'opposizione.

Il secondo fatto ?

Riguarda il campo del centrodestra, il Sindaco, la sua
posizione politica.
Mi pare chiaro che, salendo la temperatura del
confronto e approfondendosi la crisi del proprio
consenso, Guazzaloca sia stato indotto- da un lato- a
rendere evidente la propria appartenenza allo
schieramento che lo ha eletto (pensiamo all'intervento
che ha svolto al Congresso di An ma anche con alla
ritirata sui finanziamenti al TPO).

Quindi in sintesi?

Siamo in una situazione nuova, di più acuti contrasti
e di urgenza nuova della politica.
Più lotte, quindi ?
Proprio l'acuirsi dei problemi richiede risposte alte
e consapevoli. Non si conducono battaglie senza un
progetto, non si fonda un progetto se non con lo
stimolo di un conflitto a cui partecipare fino in
fondo.

Quale progetto, allora?

Tutti capiscono che dobbiamo allargare le alleanze
politiche e sociali del centrosinistra.
In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il
rapporto con quella grande maggioranza di lavoratori
di età diverse, molti i giovani, e di cittadini che
hanno manifestato in ogni occasione in questo anno di
fuoco la propria volontà di avere e di esercitare
diritti.
Sono convinto che molte delle componenti sociali più
dinamiche delle nuove generazioni di Bologna, quelle
che ritroveremo parte dirigente, nel lavoro e nelle
professioni, domani, sono oggi tra i protagonisti di
quelle manifestazioni.
C'è-anche in questi giovani- una forza unitaria che
può rimettere in carreggiata le cose, sospingere
l'opposizione a ritrovare un'unità vera e forte, di
prospettiva e di azioni.

Non si tratta, soprattutto a Bologna, di fare
propaganda. Bisogna, dall'opposizione, porre il tema
di un'alternativa.
Il centrodestra non ha cura della qualità dello
sviluppo e della valorizzazione delle persone.
Ma senza innovazione si deprimono proprio quei
distretti economici e sociali, come quelli emiliani e
bolognesi, fatti di imprese medie e di un artigianato
diffuso, che vincono sulla competitività.
Certamente non basta loro risparmiare sulla forza
lavoro per competere.
Sta a noi dimostrare che è possibile una politica
diversa, la proposta di uno sviluppo e di un lavoro
adeguato e alla qualità e al sapere che già
appartengono alle persone che vivono nella nostra
realtà.
A loro, se lavoratori, non basta un lavoro 'purché
sia', e, se imprenditori, non basta pensare di
determinare le dimensioni della propria impresa con le
proprie sole capacità e terminarla con la propria età
di vita lavorativa.
La sfida è già qualitativamente più alta.
La Giunta e la Maggioranza che governano Bologna
dichiaravano di volere una nuova alleanza per lo
sviluppo basata sulla rappresentanza diretta delle
forze produttive.
Ma questa alleanza dei cosiddetti poteri forti, in
realtà a Bologna, non ha chiuso il suo cerchio.
Tutta la città, anche i suoi punti di eccellenza,
richiedeva e richiede scelte lungimiranti per lo
sviluppo.
E allora c'è ancora spazio per una politica più grande
e perciò stesso più rispettosa della città e dei
cittadini.

Ma non ha pesato anche la volontà di Guazzaloca di
ricercare il pragmatismo "di servire la città senza
dirigerla" come ha dichiarato all'inizio del mandato ?

No. Il problema è che ha mostrato i suoi limiti l'asse
sul quale Guazzaloca si è finora retto.
"Saremo continuisti -affermava- sui servizi e invece
saremo innovativi sulle infrastrutture".
Ebbene, sulle infrastrutture: oggi nessuno, oltre la
Giunta, giura più sulle capacità salvifiche del
piccolo metrò progettato.
Per quanto riguarda i servizi, sono proprio i
cambiamenti della città portano ad aumentare le
richieste di protezione, di coesione.
Ma i servizi costano e la Finanziaria di Berlusconi e
Tremonti impone esternalizzazioni obbligate e più
ancora il degrado dei servizi, che sono poi anche
imprese, lavoro, professionalità, ricchezza, creano
valore e Guazzaloca non ha fatto nulla contro questa
politica.

Quale l'alternativa ?

Bologna o punta sul futuro, sui giovani, sulle
produzioni avanzate, sulla cultura, o decade
inesorabilmente.
Bologna ha bisogno di una nuova stagione di libertà,
nella vita familiare e quotidiana, nel lavoro,
garantite proprio dalla rete di sicurezza di servizi,
rinnovati ed allargati.
Il governo pubblico di una grande città ha oggi più
responsabilità.
Per continuare a mantenere lo standard dei servizi
non basterà decidere che cosa esternalizzare e che
cosa conservare.
No. Bisognerà chiamare la città a investire
socialmente di più sui servizi tenendo, in ogni grande
comparto, una quota di gestione pubblica di alta
qualità, come misura e verifica dell' efficacia
dell'intero sistema, e chiamando i privati a una forte
collaborazione integrativa, dichiaratamente
integrativa, non sostitutiva e concorrenziale con il
pubblico.
Ci sono, nei servizi, mercati nuovi da creare, non
spoglie da spartire.
Anche per fondare mercati sociali nuovi, per creare
nuovi servizi, i "non forti", che in realtà sono a
Bologna ceti vasti, ricchi di capacità e formazione,
possono saldare alleanze diverse da quelle che sono
date per scontate dal 28 di giugno del 1999.

Si è riacceso anche il dibattito a Bologna nell'Ulivo
e sull'Ulivo, cosa ne pensa?

Si è risvegliata Bologna, non possiamo ricominciare le
dispute interne al sistema dato delle forze politiche.
Se si vuole partire dall'elaborazione di un progetto
non ha davvero nessuna importanza riaprire la
questione di chi conduce il gioco, fra DS e
Margherita.
E' chiaro che nessuno basta a se stesso.
Non si può contrapporre la rinascita dell'Ulivo
all'allargamento dell'alleanza a Rifondazione e altre
forze.
Allora, se riunire il nucleo del vecchio Ulivo non
porta da nessuna parte è però necessario arrivare per
gradi ad una alleanza che abbia una vera
contaminazione delle culture al suo interno e luoghi
condivisi di azione, non solo i partiti attuali.
In sostanza la" federazione dei riformisti" da un lato
e un centrosinistra a due gambe, i moderati e gli
antagonisti, dall'altro, mi sembrano entrambi progetti
senza ossigeno.
Ci vuole una nuova alleanza, non più accordicchi e
desistenze.
Su un programma più coraggioso di quello della
stagione dell'Ulivo ma con il metodo costituente che
gli fu proprio.

Qualcuno lo chiama il grande Ulivo, Cofferati, anche
lei ?

Non ci arriveremo in un giorno.
Oggi sono ancora larghe le distanze, non solo con i
movimenti e Rifondazione, soprattutto con la "sinistra
delle persone", con le parti più attive e giovani
della nostra società, ma bisogna arrivarci.
Aprire il più possibile Il cantiere per vincere a
Bologna, non rinchiudendosi in tavoli e gruppi dei
soli partiti, può essere una tappa di grande
significato.
Famiglie a Bologna: dal progetto alle proposte.

-da Il Domani, 17 Luglio 2002


Il Gruppo due Torri ha avanzato, dopo il voto
in Consiglio Comunale che
sancì le famiglie cosiddette di fatto fra le
beneficiarie dell'edilizia
residenziale pubblica un progetto in dieci punti
per le famiglie bolognesi
(vedi: "vademecum per le famiglie" il Domani
venerdì 28 giugno 2002).
Ne è sortito un dibattito con operatori e
associazioni familiari.
Il Gruppo intende ora proporre tre iniziative -
quadro su famiglie, bambini
ed anziani per reagire alla mancanza di
iniziativa della Giunta,
salvaguardare e modernizzare la rete dei servizi
e delle opportunità.

Una proposte per le famiglie

Bologna continua a cambiare.
Vi sono state riprese della natalità, ma non
certo sufficienti a garantire
una naturale rinnovamento delle generazioni,
il numero delle persone
anziane è, fortunatamente, in continua
crescita e così pure la loro
percentuale sul totale dei cittadini.

Al di là delle dispute ideologiche, davvero
fuorvianti, cresce il numero di
persone che vivono sole e di famiglie
"nuove" rispetto la modello
tradizionale.

I figli permangono molto a lungo nella famiglia
di origine, sono rilevanti
le separazioni coniugali, aumentano le presenze
di immigrati organizzate in
famiglie e non solo in singoli lavoratori.

Questi cambiamenti mettono radici su un
tessuto economico e sociale che
rimane solido ma tutto ciò non impedisce
l'estendersi delle difficoltà
nella cura familiare e nell'integrazione
sociale e veri e propri fenomeni
di nuova povertà.

Nel Comune di Bologna "vive" un patrimonio
importante di servizi, di asili
nido, di scuole dell'infanzia, di scuole di
base e servizi per il diritto
allo studio e alla sua qualità.

I consultori familiari e i servizi socio
sanitari per l'infanzia hanno
svolto un importante ruolo di prevenzione e di
cura del disagio.

Da questa ricchezza di servizi e di
esperienze è necessario partire per
potenziare le politiche sociali con
l'obiettivo di sostenere la capacità
delle famiglie di prendersi cura delle persone,
sia nella prima fase della
loro vita sia quando si pongono problemi di
autonomia o vere e proprie
impossibilità a garantire l'autosufficienza.

C'è molto da fare e in questi tre anni la Giunta
ha sì garantito, incalzata
dalle Organizzazioni Sindacali e
dall'Opposizione livelli quantitativi
previsti nei servizi per gli anziani e
mantenuto, al ribasso i servizi
scolastici, ma poco o nulla si è fatto per
l'innovazione e la qualità.

Vogliamo mettere al centro l'importanza del
lavoro delle donne, su cui oggi
poggia la gran parte dell'onere nel "tenere
insieme" tutte le esigenze
familiari, conciliando i rapporti con i
figli, l'attenzione verso gli
anziani con i tempi della vita di ogni giorno,
del lavoro.

Occorre quindi promuovere, con i servizi e
oltre i servizi una cultura di
responsabilizzazione comune, degli uomini e delle
donne.

Servono quindi politiche familiari per
raggiungere precisi obiettivi:
- aiutare le famiglie unendo servizi alla persona
e sostegni economici;
- promuovere il diritto al lavoro delle donne e
favorire la conciliazione
tra lavoro e vita familiare a partire da una
politica degli orari davvero
flessibile;
- avvalersi della concertazione con le
parti sociali e promuovere un
associazionismo familiare nuovo e non ideologico;
- aiutare la famiglia nella cura e nella crescita
dei figli;
- aiutare la formazione di nuove famiglie da
parte dei giovani;
- aiutare le famiglie con persone non
autosufficienti;
- favorire l'integrazione delle famiglie di
persone immigrate;
- prevenire la violenza ed aiutare nelle
situazioni di conflitto sostenendo
donne e bambini vittime della violenza, senza
nascondere il problema - come
ha fatto la Giunta - dietro il fatto che tutti
possono essere vittime di
violenza.

Come?

Deve ampliarsi l'esperienza "un anno in
famiglia", che consiste
nell'integrazione del reddito per le madri
e/o padri che decidono di
avvalersi dell'aspettativa da lavoro dopo il
parto, mantenendo attivo il
servizio lattanti negli asili nido, non
contrapponendo l'assegno al nido,
dunque, ma puntando a raggiungere un maggior
numero di famiglie.

Vogliamo potenziare molto l'attività svolta nei
"centri per le famiglie" ed
in particolare i prestiti sull'onore, la
consulenza legale la mediazione
familiare, i corsi di sostegno ai genitori.

Vogliamo sostenere l'autorganizzazione delle
famiglie e valorizzare i
progetti delle associazioni del privato sociale.

La Giunta ha parlato sempre della necessità
di superare i servizi
privilegiando interventi di privati ma ha
del tutto trascurato la vera
risorsa "privata": la forza delle famiglie, la
loro volontà di organizzarsi
in rete di darsi mutuo aiuto.

Vogliamo rivedere drasticamente tutte le
politiche tariffarie a partire da
quella per gli asili per favorire le famiglie
con minori redditi e con più
di un figlio.

Oggi con l'ISEE, il cosiddetto redditometro, è
possibile.

La Giunta ha fatto sì qualche sconto nel nido ma
ha aumentato la tassazione
IRPEF: quello che si dà con una mano - da una
parte - lo si è ripreso con
tutte e due le mani - dall'altra.

Oltre all'edilizia pubblica e alla nuova
edilizia per canoni concordati è
necessario ed urgente aumentare le disponibilità
di alloggi per l'affitto,
riducendone drasticamente i canoni reali.

Si può fare con una nuova politica che
predisponga una forte offerta di
alloggi e di residenze, anche con tipologie
particolari per giovani coppie,
studenti e lavoratori immigrati.

Vogliamo istituire un osservatorio delle
famiglie che assicuri una
informazione costante sulla composizione, i
bisogni e le risorse reali che
si manifestano a Bologna.

Proponiamo che si realizzi un patto tra
Istituzioni e Organizzazioni
Imprenditoriali affinché le giovani donne,
madri potenziali, non vengano
rifiutate o marginalizzate dal mondo del lavoro.

Anche altre proposte, già avanzate dal Centro
Sinistra, a partire dal '99
vanno riprese, perché se ne comprende oggi
maggiormente l'urgenza.

Così è per la proposta di una rete di
iniziative di prevenzione e di
informazione, in particolare per le giovani
generazioni, per la salute, per
l'informazione sessuale, per prevenire l'aborto
e l'abbandono dei bambini
per incrementare e rilanciare scelte per l'affido
e l'adozione.

La difesa della legge 194 sulla maternità libera
e responsabile è un punto
fermo.

Per noi essa deve accompagnarsi allo sviluppo di
un clima culturale volto a
promuovere politiche di sostegno alla
libertà di procreazione e alla
maternità.
PER LE BAMBINE E I BAMBINI, A BOLOGNA, DI NUOVO E
FINALMENTE.

-da Il Domani 17 Luglio 2002

Il Sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca,
aveva preso ad esempio del
"inconcludenza" della sinistra e dell'Ulivo le
proposte di fare di Bologna
una città per le bambine e i bambini.

Queste affermazioni, di particolare
inadeguatezza sono state alla base di
tre anni persi nelle politiche per
l'infanzia e l'età evolutiva per la
città di Bologna.

Certo a Bologna esiste e si è mantenuta una
consolidata rete di servizi
educativi per l'infanzia.

Si è mantenuta anche e soprattutto
per una iniziativa forte
dell'opposizione, sociale e politica, che è
riuscita con una vasta
iniziativa, i diecimila no al "progetto Pannuti"
ad impedire, fin dall'anno
2002 una sciagurata scelta della Giunta che
voleva chiudere un terzo delle
scuole comunali dell'infanzia per
"riconvertire" la spesa tutta a favore
delle scuole private.

In compenso però se le scuole hanno resistito
è mancata una politica più
vasta capace di connettere attenzione ai
bambini con incentivi alla
rinatalità responsabile.

Oggi si torna sempre più a parlare (vedi i
programmi alla Montagnola e
Piazza San Francesco) di città di bambini.

Non si può però restare a singoli episodi.

Vogliamo costruire una città sempre più amica
dei bambini, delle bambine e
degli adolescenti, progettando un ambiente
urbano sicuro, con spazio e
tempo per il gioco libero e per la vita di
relazione, anche attraverso
un'integrazione delle politiche dei trasporti,
dello sport, dei servizi,
dell'istruzione e del commercio.

Non si tratta solo di migliorare la vita dei
bambini e delle bambine:

- vogliamo fare il possibile per far crescere
oggi nei più piccoli una
cultura che li renda domani adulti più sensibili,
attenti ai grandi temi
della convivenza, dell'ambiente, della cura della
città, delle relazioni
uomo-donna e delle culture diverse.

E' un obiettivo da perseguire con slancio e
fantasia; è la garanzia di
maggiore vivibilità della città e di
possibilità di scambio tra le
generazioni.

Questo era il programma del Centro ? Sinistra per
Bologna, lo riconfermiamo
volendogli dare nuova centralità e forza.


Proponiamo nuovamente l'istituzione di un vero e
proprio "Progetto Bambine
e Bambini", che richieda una specifica
attenzione alla Giunta ed al
Consiglio Comunale affinché ogni ambito
dell'Amministrazione venga
sensibilizzato alla valorizzazione dell'infanzia,
con precisi investimenti.

Questi gli obiettivi che vogliamo conseguire:
- nidi e servizi integrativi: non basta più
sfiorare la soglia del 30%
dell'utenza potenziale, bisogna raggiungere una
quota più vasta di bambini
da zero a tre anni, perché nessuna famiglia resti
senza risposta.
- La rete degli asili va potenziata in
particolare nei Quartieri dove si
addensano le liste di attesa (centro storico,
Navile e Savena).
- Bisogna aprire servizi educativi presso
alcuni luoghi di lavoro, a
partire da grandi aziende pubbliche come il
Comune, la Regione, la
Provincia, l'Università e il servizio
ospedaliero, con la garanzia della
qualità da parte dell'Amministrazione comunale e
del suo servizio ? nidi.
- Bisogna organizzare l'offerta di forme
diversificate di aiuto
domiciliare e di Quartiere, formando personale
adeguato.

Queste scelte assieme all'assegno per il primo
anno in famiglia non possono
essere intese come alternative al nido ? così
come propongono gli assessori
Pannuti e Galletti, per i quali la spesa
per gli asili nido è
"insostenibile ed ingiusta".

Sono invece servizi che possono "liberare"
i nidi da una richiesta
insostenibile, e solo qualora essi sorgano
esattamente là dove vi sono
bisogni specifici delle famiglie, disegnati
sui loro orari e sulle loro
necessità.


SCUOLE MATERNE:

Anche per quest'anno vi sarà un aumento dei posti
"statali", ma per effetto
della legge finanziaria sono gli ultimi posti
"sicuri".

In più: essi sono garantiti soltanto
perché avanza una politica
dell'autorità scolastica tesa a "raschiare il
fondo del barile", mettendo
tutti gli insegnanti nelle sezioni e nelle
classi, tagliando tutti i
progetti di qualità.

Si delinea così, dal 2003, una vera e propria
"crisi della scuola", anche a
Bologna.

Il Comune deve prepararsi, oltre a chiedere
una drastica inversione di
tendenza nella politica antisociale del Governo
Berlusconi.

Bisogna concertare, a livello metropolitano,
la nascita di nuovi servizi
scolastici, mettendo assieme Comuni,
cooperazione educativa e
associazionismo familiare.

Oltre alla scuola la città.



Vogliamo garantire pari opportunità per tutti
i bambini, le bambine, gli
adolescenti.

È importante la realizzazione di percorsi
sicuri casa-scuola in cui i
bambini siano liberi di muoversi,
finanziando i progetti già esistenti
lasciati dalla Giunta ai margini del Piano del
Traffico.

Per questo è necessario moderare il
traffico e realizzare nuove piste
ciclabili, avere una segnaletica a misura di
bambino, un arredo urbano e
stradale che tenga conto delle esigenze dei
pedoni.

Tutto il contrario di quanto ha fatto la
Giunta che punta ancora
all'affermazione della centralità ideologica
dell'automobile.

Si parla di alberi solo per tagliarli, per la
Giunta, noi vogliamo invece
che sia garantita la cura di una rete di
aree verdi intorno ai luoghi
frequentati maggiormente dall'infanzia.

Si è fatta strada, in questi anni l'idea di
contratti di cura, nei quali
Enti privati, sponsorizzano aree verdi.

Noi vogliamo che siano coinvolti i cittadini, e
non espropriati.

La collaborazione pubblico e privato va bene
se parte dalle famiglie con
esperienze di progettazione e gestione da parte
dei bambini, delle bambine,
degli adolescenti e degli adulti di aree
verdi, cortili scolastici,
riqualificando tali aree.

Vogliamo spazi in cui bambini possano
trovarsi con persone di altre
generazioni, cambiando per questo anche la
politica per la cultura per
avere musei, mostre, teatri adeguati ai più
piccoli.


Su tutte queste proposte insiste il Gruppo Due
Torri.

Il richiamo è alla proposta di città
educativa, come venne avanzata da
studiosi come Antonio Faeti e Franco Frabboni.

Non è Accademia, nei giorni in cui Bologna vede
le scale mobili e i servizi
di ristorazione veloce invadere la Biblioteca dei
Ragazzi di Sala Borsa.

Proprio la Sala Borsa, un grande luogo pensato
per congiungere la cultura
antica e moderna, tutte le generazioni, nel
centro della città rischia così
di diventare il segno di una minorità della
cultura e di una marginalità
dei bambini.

Per questo la battaglia per le famiglie e per
l'infanzia è riiniziata in
Consiglio Comunale, proprio dalla Sala Borsa.

Thursday, July 18, 2002

FERRARI DOPO LE DIMISSIONI DI SCAJOLA

Consiglio Comunale di Bologna
Data Seduta: 08/07/2002

Argomento:
INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA: SUI GRAVI SVILUPPI
DELLA VICENDA DEL PROF.
MARCO BIAGI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA
PUBBLICAZIONE DEL TESTO DELLA RELAZIONE SORGE DA PARTE DELLA STAMPA

Consigliere FERRARI
DUE TORRI-DEMOCRATICI DI SINISTRA PER L'ULIVO




Grazie signor Presidente. Colleghi, ho chiesto
nuovamente la parola, questa
settimana, sugli sviluppi del grave omicidio
Biagi e sulle gravi vicende
che ne sono seguite, perché credo che il
Consiglio comunale debba tenere
alta una attenzione che, non dirò nulla di più,
è già stato detto, a me è
parsa insufficiente, molto insufficiente, fino a
questo momento. Ebbene, le
novità dalla discussione, chiamiamola così, dal
mio intervento dello scorso
lunedì, sono evidenti; le dimissioni del
Ministro sono state un atto
doveroso, che certo però non ha chiuso,
anzi, ha - io credo - aperto
interrogativi profondi su come lo Stato fosse
ed è attrezzato a compiere
indagini, a scoprire i colpevoli, a
superare ritardi e omissioni.
Un altro atto nuovo importante, a me pare, le
dichiarazioni comuni circa la
necessità di una Commissione di inchiesta;
voglio qui dire che da Bologna
occorre augurarsi che essa si faccia, che non sia
un ostacolo ma, anzi, uno
sprone per indagini accelerate. E infine,
forse la cosa più importante,
sono stati resi noti i contenuti, sia pure
ancora in via non ufficiale, di
quella relazione del prefetto Sorge sulla
questione delle scorte, della
mancata tutela al professore ucciso dalle
Brigate Rosse. Riprendo dalla
stampa, perché non voglio aggiungere neanche
una parole di mio su un tema
molto difficile, mentre di mio aggiungerò una
conclusione politica. Trovo
sulla stampa "Le colpe di Bologna.
L'ufficio del Questore di Bologna,
Romano Argenio, e la Prefettura, guidata da
Sergio Jovino, hanno avuto -
secondo il documento di Sorge, io così leggo, se
non è così si smentisca -
un atteggiamento di insofferenza nei confronti
delle telefonate segnalate
dal professor Biagi; hanno avuto l'impressione
che esagerasse, che avesse
paura".
"Tutto questo spinge allora a chiedersi se
quella scorza di diffidenza non
sia stata frutto di una colpevole
sottovalutazione del rischio, in aperta
contraddizione con quanto lo stesso responsabile
della Questura di Bologna
aveva scritto qualche mese prima sul conto di
Biagi, allorché non aveva
esitato a definire elevato il pericolo a cui era
sottoposto il professore.
Eppure Biagi, lo si è ricordato, aveva preso il
posto di D'Antona, cioè non
era uno dei collaboratori del Ministro
Maroni ma il primo, il primo
collaboratore esterno del Ministro, quello
che certamente ricopriva
l'incarico più delicato: elaborare la linea
del Governo in materia di
politica del lavoro".
Una prima conseguenza
politica: io non riesco a
trovare nulla di più urgente che non fare
chiarezza e se questa relazione
dice il vero, se no la si smentisca subito,
trarne, non solo a Roma ma
anche a Bologna, tutte le conseguenze.
Credo che questa sia la prima
questione che vada posta.
Ripeto, io ho letto un articolo di giornale;
credo che tutti noi abbiamo
bisogno di certezze e di verità ufficiali al più
presto. Mentre qui venivo,
si inseguivano tra loro lanci di agenzie di stampa sulla
legittimità della Commissione
per i Servizi di affrontare il tema della
relazione Sorge. Vedo già nuove
ombre perché ritardi ed omissioni non vengano
perseguite. Credo che sia
importante che da Bologna, una voce certo
piccola, mi piacerebbe che fosse
di tutto il Consiglio, chiedesse esattamente il
contrario, cioè basta con
le omissioni, basta con gli errori, basta con
i ritardi, si traggano le
conseguenze di questi ritardi, di queste colpe,
si vada avanti. Questo mi
premeva dire insieme alla frase, ancora che
abbiamo pronunciato la scorsa
settimana: "andremo fino in fondo" e che
certo non ritireremo oggi.
"Andremo fino in fondo."
CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA
Data Seduta: Lunedì 15/07/2002

Argomento:
COSTRUZIONE DI UNA SCALA MOBILE IN
SALA BORSA.
(ARGOMENTO ISCRITTO SU
RICHIESTA DEL CONSIGLIERE FERRARI ed ALTRI).


Trasmettiamo l'intervento del Consigliere Davide
FERRARI, Capogruppo
DUE TORRI-DEMOCRATICI DI SINISTRA PER L'ULIVO

Dovrebbe essere l'aula del Consiglio comunale un
momento di dialogo, DI CONFRONTO, anche
di scontro.
È vero che è stata l'opposizione a
chiedere l'iscrizione di questo
argomento, però ritenevamo, e riteniamo, che
si tratti di un argomento
importante.
Se la maggioranza e la Giunta hanno tutte
le carte in regola, hanno
argomenti, che li esprimano.
Vedo invece, per ora, un po' un monologo.
Che dire?
Purtroppo non è la prima volta, però credo
che questa volta sia, se
possibile, più grave.
Perché?
Perché non abbiamo di fronte soltanto un fatto,
il
fatto in sé, pure molto serio, e
cioè che viene - diciamo la verità -
rovinata una grande importante
istituzione culturale, e servizio culturale,
della città di Bologna.
Abbiamo anche, assessore Deserti,lo dico,
cerco di
dirlo senza arroganza e senza violenza, sarebbe
ora
che lei se ne rendesse conto
compiutamente, Assessore, una situazione
generale
della cultura bolognese molto, molto grave, in
cui
questa vicenda matura.
Posso provarmi a snocciolare i temi.
Abbiamo un'estate culturale, rispetto alla quale
il suo Assessorato non si
sa che cosa c'entri, e che sta facendo vedere
anche cose simpatiche, ma
tutte già viste.
Io di mestiere faccio l'organizzatore
culturale, e quindi un pochino so riconoscere
quando si fanno, con i tagli e i ritagli delle
programmazioni degli anni
precedenti, le rassegne nuove, lo so come si
fa, mi è anche capitato di
farlo in vita mia.
Quest'anno l'estate culturale bolognese è fatta
con i tagli e ritagli del
passato.
Andiamo oltre.
La Cineteca sta lavorando molto bene.
Si apre un caso, Assessore, perché lei
attacca la Cineteca comunale,
nessuno sa perché, nessuno l'ha capito, eppure è
successo.
Il Teatro Comunale, che cosa sia accaduto in
Giappone, nessuno lo sa, ma
certo è che non c'è un solo dipendente che sia
contento della situazione
del Teatro Comunale e abbiamo uno
stranissimo andamento dei nuovi
Consiglieri di amministrazione, in sostanza
quelli che avete nominato voi,
e il vostro Governo.
Uno si
distingue per andare come uno
scolaretto dal suo Ministro a riferire, per poi
tornare a mani vuote, e a
mente ancora più confusa di prima, l'onorevole
Palmizio.
Palmizio mi era ignoto come personaggio del mondo
della cultura, altri invece sono già noti.
Ricordo il dottor Maenza, noto per lo scherzo
dei
portafogli, questa credo che
sia la sua qualifica culturale più forte. E'
quella persona che in campagna
elettorale metteva dei portafogli finti per
strada, come si fa nelle
spiagge fra vitelloni, con dentro le indicazioni
di voto: "vota Maenza".
Grazie a questa trovata, che effettivamente
è creativa, il Sindaco da
allora l'ha sempre voluto vicino, mi pare di
capire,
con un grande interesse anche
personale di dialogo, di approfondimento, e
attualmente ha un importante
ruolo, da tempo, nel Teatro Comunale
Lì assiste impavido, senza temere
nulla, e senza fare nulla, pur essendo un
nostro rappresentante, il
rappresentante del Sindaco, a una situazione
di crisi avvitata, un po'
sorda, di cui non si capiscono bene gli
elementi, ma quello che si capisce
è il grave stato confusionale di un istituzione
centrale per Bologna.
C'è poi la Galleria d'Arte Moderna, che
avete fatto presiedere a una
persona - come dire - onesta, persino un po'
rurale alle volte nelle sue
espressioni, come l'ingegnere Minarelli, che a
forza di ruralizzare il suo
ruolo alla fine è uscito sbattendo l'uscio.
Abbiamo due neo candidati alla presidenza
ed
alla direzione,
abbiamo mostre che si
rincorrono, con polemiche vaticane nel
silenzio, o peggio nell'assenso
dell'Assessore alla richiesta di mettere, come si
dice, se non le braghe al
mondo, almeno i bragoni ai quadri.
Quello che par di capire è che anche
questa istituzione sia, a pochissimo ormai da un
importantissimo trasloco,
in piena confusione.
Veniamo poi ai contenitori, Assessore.
Io temo di dire anche delle cose inesatte,
perché purtroppo me ne
suggeriscono sempre di nuove i fatti, ed è anche
difficile aggiornarsi, ma
io davvero non ricordo, mi è capitato di
chiedere ad esempio che le ex
Sirani venissero dedicate a un'importantissima
nuova istituzione culturale
pubblica che deve sorgere a Bologna, che è
il polo artistico, per la
diffusione dell'arte e della cultura applicata e
per la creazione di nuovi
artisti a Bologna.
Mi è stato detto che bisognava metterci l'ordine
degli ingegneri, l'ordine
degli architetti, il museo su Bologna.
Questo museo su Bologna, nessuno capisce
che cos'è, ma in compenso lo
troviamo previsto in tutti i contenitori
culturali
come possibile ospite, a partire da S.Cristina e
dall'ex-Staveco.
Bisognerà
pur decidersi su dove lo si vuole mettere, che
cosa bisogna farne.
Alla casa Carducci il poeta Rondoni è ospite di
se stesso quasi ogni sera.
Credo che l'ombra del vate Carducci si
aggiri come quella del padre di
Amleto di notte negli spalti del monumento,
indicando la gravità per la
poesia bolognese di questo fatto.
Sia presa come piccola ironia,
proseguiamo, che ne è del museo della
musica, che ne è di tutti i
principali contenitori culturali che dovevano
essere l'erede.....
Assessore, la
vedo sorridere. Speriamo ci dia una buona
notizia, avrei piacere di darle
un assist, guardi Assessore, io avrei
piacere ogni tanto di darle un
assist, così se almeno un raggio di sole
potesse entrare in queste nostre
aule, saremmo davvero lieti.
Andando avanti, questi contenitori, i palazzi,
non erano, come dire, finanziati per caso.
Così Santa Cristina, ad esempio, dal Ministero,
dallo Stato.
Non erano al centro di
un'attenzione per caso.
Erano l'eredità concreta che doveva venire alla
città per sempre, passato
il momento importantissimo ma effimero dell'anno
della città europea della
cultura.
Cosa più importante fra tutte queste sedi, Sala
Borsa.
Ora, Sala Borsa forse i cittadini non lo sanno,
ma se ne è parlato molto in
questo mandato in quest'aula consiliare, abbiamo
sentito tante cose.
Che c'era un problema lo ricordo bene, lo
disse il dottor Petrucci lei
presente, nella masterizzazione dei CD, adesso
non ricordo bene, ma solo
questo avrebbe dovuto consigliare una
maggior prudenza nel piano di
realizzazione della Sala Borsa, che ci disse
allora l'Assessorato, era
davvero un forse, era qualcosa di ambiguo, un
lascito ambiguo difficile da
maneggiare, perché i compact disc erano stati
pensati, non ricordo bene, ma
come un po' vecchi, una cosa del genere.
Poi abbiamo avuto degli ulteriori aggiornamenti
su questa vicenda, vado a
memoria, e in sostanza sono ballate le
cifre, tredici miliardi, sedici
miliardi, venti miliardi, io non so se davvero
le spese annue nel vecchio
progetto sarebbero state così gravi da
sostenere, però so una cosa, che
mentre lei, Assessore, ci presentava queste
valutazioni del nucleo sui
grandi progetti, che ogni volta in qualche
modo si modificavano, nello
stesso frangente, in quel mentre, come
direbbero i giallisti, stavate
regalando sulla vicenda Manzoni 24 miliardi
di terreni per un progetto
culturale che ancora nessuno conosce e per
un'utilità sociale che certo non
esiste, 24 miliardi in terreni di questa città,
in quel mentre.
Si è poi arrivati a una prima
inaugurazione - come ebbi io a dire -
fasulla, nel senso che non si inaugurò un bel
niente, era una Conferenza
stampa, un'apertura di quello che era già aperto,
cioè l'aula e le aule per
l'uso pubblico, convegnistico, noi partecipammo
comunque lieti, per lo meno
ci si avvicinava a quel tracciato.
Ci furono mi ricordo anche raccolte di firme
di insegnanti, per esempio,
una la presentai anch'io qua in Consiglio, che
chiedevano tempi certi, e mi
ricordo ci fu risposto: va beh, ma se non sarà
il 2001 sarà il 2002, sarà
il 2003.
In sostanza, camminando camminando, il
cocchio della politica culturale
bolognese è arrivato alla fine anche all'apertura
di questa biblioteca e ho
avuto subito l'impressione, forse sbaglierò
Assessore, ma che voi non vi
aspettavate il successo di questa istituzione,
è curioso, perché che sia
comunque un merito, al di là che fosse
un'eredità, in grande parte e
soprattutto al di là dell'eredità delle Giunte
precedenti, fosse un merito
soprattutto di chi vi lavora, io credo che sia
normale, per un Assessore o
per un Sindaco, farne non dico il fiore
all'occhiello, ma farne anche un
oggetto di cura particolare, anche di intima
soddisfazione.
L'impressione, sarà un'impressione malevola, è
quella invece che voi non vi
aspettavate un frutto maturo, non vi
aspettavate che migliaia di persone
fossero utenti concreti di questo servizio
culturale, e pensavate, così
come avevate detto fin dall'inizio, mutando
nel progetto originario, che
sarebbe stato meglio destinarlo ad altro, a
momenti espositivi, magari -
direi io - un po' meglio dei quadri pure
rispettabilissimi, mi pare del
padre del calciatore Signori, che fu
portato dall'assessore Raisi a
inaugurare anche l'attività espositiva con
alcuni acquerelli, con alcune
stampe credo su mestieri, su vita e mestieri
antichi questa attività, ma al
di là di questo, magari con cose più diciamo di
generale interesse, senza
nulla togliere al padre del calciatore
Signori, per carità, ma insomma
qualcosa di espositivo, qualcosa insomma di
commerciale.
Forse, se si trattava di questo, pensavate,
il successo sarebbe stato
garantito. Invece i libri, chi non li ha oggi in
casa i libri?
E' vero consigliere Mioni?
Vogliamo proprio credere che la gente vada
apposta in una grande biblioteca
per cercarne degli altri?
Persino le edicole distribuiscono i libri, è
evidente che la biblioteca è
qualcosa di spropositato per un locale così
grande, così centrale, che ci
fa camminare sopra un "caveau" storico e sopra il
Medioevo.
Ecco, in fondo Ulisse Aldrovandi ci aveva
messo gli orti, direbbe il
consigliere Zechini d'Aulerio, perché proprio
metterci i libri?
Invece, lo ha ricordato anche il collega Dionigi
con ben maggiore autorevolezza
di me, pare che invece si risponda, aprendo
una biblioteca, a un bisogno
sociale forte e diffuso e quel che ancora è
più strano, pare che questo
interesse non venga solo a una certa età, per
esempio quando si frequenta
l'università, per poi dimenticarlo, no?
Quando cioè in qualche modo è obbligo, ma pare
che venga anche - pensate -
alle più tenere età, e sembra, sembra
addirittura che la biblioteca
ragazzi, prima relegata, io penso comunque
utile, ma prima relegata a una
funzione complicata, in un quartiere in un
posto bellissimo, come Villa
Mazzacurati, ma insomma, senza dubbio anche un
po' insidiata delle attività
ragazzi di tutte le biblioteche quartierili,
collocate in una posizione
centrale, sembra incredibile, ma ha trovato nuova
fruizione, io direi anche
una estremamente significativa nuova fruizione,
si vede che anche i bambini
e i ragazzi hanno un interesse alla lettura e
si vede che, anche questo è
veramente strano, fa riflettere, che tutto
sommato l'intervento pubblico a
qualcosa serve, qualcosa suggerisce, non bastano
le edicole, non bastano i
drugstore, non bastano i libri nei supermercati,
i ragazzi vogliono avere i
libri per prestito o per lettura anche in una
grande biblioteca nel centro
di Bologna.
E che facciamo qua?
Qua vi sarete chiesti adesso, perché il
problema, come dire, si complica,
qualcuno avrebbe detto, perché se davvero la
fruizione c'è, se le migliaia
di persone ci sono, se stiamo raggiungendo
qualche record, beh allora come
giustificare la svendita di un pezzo al
privato, avere sostenuto per anni
che era un progetto assurdo, che senza una
commercializzazione forte di
molte aree non si sarebbe sostenuto?
Come fare?
Bisogna fare un po' in fretta, non
ripensare alla progettualità, per
carità, non sia mai, mi avvalgo Presidente,
bisogna fare in fretta, e
quindi ecco le sollecitazioni, quegli incontri,
di cui ogni tanto la stampa
dava qualche resoconto vago, questi incontri
a Thule ? In qualche zona
isolata? Con questo privato- a cui va tutta la
mia
solidarietà- perché non è
ben chiaro cosa ci debba fare il privato lì,
che cosa c'entri in quella
situazione, come ricaverà una sua redditività,
se non con operazioni, per
carità legittime, ma veramente del tutto
stravolgenti la vocazione
culturale di quella realtà.
E quindi a lui
rivolgo una nostra piena
solidarietà.
Bene l'avete sollecitato questo
privato, probabilmente con queste parole: "dai,
scommetti,
investi, resisti, perché se no va a finire che
siamo costretti a tenerci
proprio una biblioteca in Sala Borsa".
Questa è sembrata l'iniziativa in cui la Giunta
e anche il suo Assessorato-Signora Deserti-
si è distinto per mesi e oggi purtroppo ci
siamo, oggi ci siamo.
Io sono andato a vedere il luogo dove ci sarà
questa
scala mobile.
Uno dice: ma
perché ve la prendete tanto per una scala mobile,
perché?
Perché, perché per una scala mobile?
Abbiamo già perso, consigliere Mazzanti?



Abbiamo già perso? Va bene, una ragione di più
per rifarlo, magari questa
volta va meglio. Detto questo, io credo che
davvero qualunque persona, e
spero che i colleghi che ci sono andati e che
ci andranno, si renda conto
dell'assurdità di quella collocazione, non solo
della penalizzazione per i
ragazzi, per la cultura pedagogica, per gli
operatori, ma anche proprio
dell'assurdità.
Io mi meraviglio - dico
la verità - di come un
sovrintendente che ha sostenuto che i tram
offendevano con il loro
passaggio sotto le due Torri la congruità
artistica dell'immagine che il
turista poteva avere di Bologna, questo ha
avuto il coraggio di dire il
dottor Garzillo, come possa ritenere
normale quanto si vuol fare in Sala Borsa.
Fatte salve, mi sembra abbia scritto, la
cartellonistica e le
luci, - e ci mancherebbe altro che
mettessimo le insegne fast food davanti alla
Sala Borsa.
In sostanza fatto salvo il
problema di luce e di cartelloni,tutto
sommato se anche sventriamo e
facciamo una scala mobile in Sala Borsa,
insomma chi può dire che è
sbagliato? Così Garzillo. Ci vuole davvero un bel
coraggio per sfidare a tal modo il rischio di
incoerenza. Io credo invece che sia proprio
sbagliato e credo che se, senza
pregiudizio, si compie un sopralluogo, credo
che
sia davvero difficile non
comprendere perché è sbagliato. Si può fare
ancora qualche cosa per
rimediare? Certo, ha ragione il collega
Monteventi? Che fare, di fronte a
un'assurdità, se oggi ripetuta, totale, è
difficile non sentirsi impotenti.
La funzione consiliare
deve essere quella di un sismografo, di
unregistratore,
noi non possiamo che farci
interpreti e anche farvi notare una
protesta che c'è stata, seria,
motivata, civile, la riporteremo anche in un
ordine del giorno, riprendendo
i termini del comunicato del comitato "Non
sfrattate Pinocchio".
Sta in
qualche modo a voi reagire e dichiararvi
pronti ad
una diversa soluzione. Non eravate i civici?
Civici:
ebbene guardate che l'aggettivo civico di
solito
si univa prima ancora che
venisse il welfare state, gli investimenti
sociali, la sinistra, si univa
in generale alle biblioteche.E' vero o no
professor Delbono? C'era la
civica biblioteca, questo anche nei paeselli, è
stata una delle prime cose
che si è sposata all'aggettivo civico, fatta
l'unità di Italia, talvolta
anche prima. Allora, parlando di biblioteche,
il termine civico, vi dice
ancora qualche cosa? E voi, o civici, non
sentite la necessità di una
riscossa civile, della necessità di
interpretare al di là degli
schieramenti una richiesta che viene? Io
penso che sarebbe un punto
importante, di favore e di merito per
un'amministrazione, per un mandato,
perché sono colpe queste che possono sembrare
piccole, ma magari non tutte
ce ne occupiamo, è normale, c'è chi si
occupa di trasporti, c'è chi di
casa, è normale che non tutti seguano i fatti
culturali, è normale ed è
giusto, però guardate, questo lo dico con
sincerità, una cosa come questa
resta attaccata, chi la fa non se ne
libera, ha qualcosa di
appiccicaticcio, chi si prende la responsabilità
di votare lo sventramento
di Sala Borsa, poi insomma tutte le volte che
passa di lì, la mano resta
attaccato a questa decisione, a questo frangente.
Assessore Deserti, non se
ne libererà tanto facilmente. Allora io mi
chiedo, ma lei che tutto sommato
ha una sua vita civile, una sua impresa,
una sua attività, ma perché
restare con quest'orma, con questo senso di
appiccicaticcio attaccata ad una decisione
evidentemente sbagliata? Io credo che sarebbe
molto importante cogliere,
non si farà, continuo a chiedervelo, questa
occasione come ultima occasione
utile in sede istituzionale per fare un passo
indietro e dare fiducia al
libro, alla carta stampata, alla lettura, a
quegli occhi di bambini che io
ho visto leggere quando sono andato a vedere
quel luogo dove fra qualche
giorno, se continuate, non si leggerà più nulla.


ATC: disservizi.

Analizzando i reclami E le segnalazioni dei cittadini sui servizi ATC si possono notare alcuni dati interessanti.

Cala, è vero il numero generale dei reclami rispetto al 2000 ( 2001 3.623 segnalazioni: 2000 3.938 reclami).

Si può però forse dire che poiché le percentuali fra le varie voci di reclamo (servizio, personale, sosta, istituzioni e modifiche, corse) non subisce variazioni così rilevanti da giustificare il diverso numero totale delle segnalazioni, quest'ultimo può essere dovuto più a qualche incentivo minore nel sollecitare l'utenza al reclamo oppure a qualche intoppo nel percorso comunicativo.

Ciò detto si evidenziano alcuni dati in aumento che corrispondono esattamente alle questioni poste in un ordine del giorno dai consiglieri Davide Ferrari e Claudio Merighi.

In particolare: percorso errato 41 2001: 33 2000.

Corse non effettuate 247 2001: 226 2000.

Resta comunque alto, a fronte della diminuzione complessiva dei reclami il dato sulle fermate non effettuate: 240 2001: 241 2000.

Per quanto riguarda il servizio PRONTO BUS, l'azienda stessa (vedi il mensile ATC FLASH del Maggio 2002) dichiara che: "in ambito extra urbano è rilevante il numero delle segnalazioni relative alle linee PRONTO BUS" che ATC ritiene inevitabili per le esigenze di assestamento del servizio.

Nota Stampa

Bologna, 16 Luglio 2002



SEABO - HERA: una modernizzazione che deve servire all'ambiente e allo sviluppo.
I SI' e i NO del Gruppo DUE TORRI.

I Democratici di Sinistra sono stati una forza propulsiva della modernizzazione societaria di SEABO e della nascita della nuova grande società HERA.
HERA unirà Bologna e la Romagna proprio mentre, da destra, vengono presentate ripetutamente proposte di legge per staccare la Romagna dall'Emilia formando una nuova Regione.
Una scelta assurda, contro la qualificazione dei servizi e dello sviluppo per tutti i cittadini emiliano-romagnoli.
HERA contribuirà a qualificare significativamente tutto l'apparato produttivo della Regione.
Abbiamo quindi votato SI', questa notte in Consiglio Comunale, alla delibera che sancisce la nascita di HERA.
Abbiamo votato NO, invece a quel punto della delibera dove la Giunta di Bologna si riserva di decidere la quantità delle azioni - dal 35 al 49% - da mettere sul mercato borsistico.
Abbiamo chiesto che il Consiglio Comunale venisse preventivamente informato di decisioni come la variazione della quantità di azioni cedute, che sono previste ora con una forbice che vale un centinaio di miliardi di vecchie lire.
Abbiamo votato NO anche all'Ordine del Giorno che ha accompagnato la delibera.
Il testo dell'Ordine del Giorno che era stato concordato con i Comuni soci è stato invece emendato dalla maggioranza, con l'assenso della Giunta, inserendo un riferimento alle priorità di investimento della Giunta Guazzaloca.
E' stata così ridotta l'importanza della decisione, che credevamo condivisa, di concentrare molte risorse su un progetto per l'acqua e il sistema idrico.
Una decisione inaccettabile, una "prova muscolare" da parte della maggioranza del Comune di Bologna che ha messo in ombra il valore dell'accordo istituzionale raggiunto.



Alessandro Ramazza
Davide Ferrari

Bologna, 15 luglio 2002

NOTA STAMPA




Ferrari: la situazione al Teatro Comunale e la questione dell'autonomia nelle Istituzioni Culturali a Bologna



Intervenendo nell'inizio della seduta del Consiglio Comunale, Davide Ferrari, capogruppo Due Torri, ha criticato fortemente l'on. Palmizio, neo consigliere della Fondazione Teatro Comunale.

"Sarebbe stato un caso degno di Fortebraccio, di cui quest'anno celebreremo il centenario, sia la nomina di Palmizio - per quali meriti?- sia il suo correre dal Ministro per sottoporgli il caso del sovrintendente - e l'autonomia del teatro? - sia come si sia gonfiata nell'ambiente del centrodestra di Bologna l'attesa - inutile come si è visto - della parola del Ministro.

Pensate a come Fortebraccio ci avrebbe descritto il viaggio del "giovine Palmizio" ed il ritorno a mani vuote ed a mente più confusa di prima.

Ma c'è da vergognarci, come bolognesi, per come questi "nominati", non solo Palmizio, stanno conducendo le Istituzioni culturali della città.

Le nostre Istituzioni sono tenute in sofferenza, il silenzio del Sindaco, sul Comunale, sulla GAM, su Sala Borsa, più che saggezza mi sembra rassegnazione ed impotenza."




l'ufficio stampa

Bologna 10 luglio 2002


NOTA STAMPA

Comune di Bologna: l'opposizione su "Metrò e Tangenziale fuori dalla classifica Lunardi"


Quanto annunciato su Il Sole Ventiquattro Ore, l'esclusione di Metropolitana e tangenziale di Bologna dalle opere prioritarie a cui andranno i finanziamenti del Governo, è, se confermato, molto grave per l'avvenire della città.
In primo luogo occorre chiedersi se il meccanismo di centralizzare al massimo le decisioni e largheggiare nelle promesse in periferia, così tipico del Ministro Lunardi, non stia già facendo danni, portando a decisioni che non individuano le vere priorità per il sistema Italia, alle quali appartiene senz'altro il nodo bolognese.
In secondo luogo stupisce la sicurezza ostentata fino a ieri, in tutte le occasioni pubbliche, dal Sindaco Guazzaloca, del Vice Sindaco, e dai tecnici loro incaricati.
Per quanto riguarda il Metrò, occorre ricordare che abbiamo fortemente contrastato, il progetto non per una astratta disputa sulle forme di trasporto migliori, ma perché, così com'è, siamo convinti sia fortemente inadeguato, mentre la Giunta ha sempre sostenuto che non vi erano problemi di sostanza e che si sarebbe potuto procedere senza alcun intoppo.
Oggi non si può non rilevare come, per aumentare la credibilità del progetto, sia ormai necessaria un sua realizzazione che ne allunghi i tracciati e ne integri percorsi e tecnologie con altri sistemi, anche per rafforzarne la credibilità come oggetto di finanziamento.
E' necessario, come da noi chiesto fin dall'inizio del mandato, un più forte coordinamento fra tutte le Istituzioni interessate, su tutti i progetti.
Non solo politico ma anche tecnico, perché Bologna parli con una voce più autorevole, per il bene della città che è ciò che ci interessa più di ogni altra cosa.


Davide Ferrari
Giuseppe Paruolo
Maurizio Zamboni
Claudio Merighi
Bologna, 8 luglio 2002

NOTA STAMPA

Giornali: la Giunta accontenta qualcuno a danno di altri.
Raisi insiste: nessun problema, sono i giornalai a sbagliare.
Ferrari: agite senza conoscere il mercato.

Davide Ferrari, capogruppo Due Torri DS, ha posto oggi la questione delle edicole bolognesi e delle nuove licenze di giornali.

Gli ha risposto l'Assessore Enzo Raisi, in modo davvero sorprendente.

I giornalai credevano di poter stare tranquilli dopo l'incontro con Guazzaloca?

Le agenzie di stampa avevano già diffuso, infatti, la notizia della sospensione della concessione di 240 nuove autorizzazioni a vendere i giornali a negozi, drug store, bar, ecc., ma si sbagliavano.
Infatti l'Assessore Raisi, sventagliando un foglio con il comunicato ufficiale del Sindaco sull'incontro ha smentito tutto.
Raisi va "avanti tutta".

"I giornalai sbagliano a fare sciopero contro se stessi."
"Più punti vendita ci sono più il prodotto sarà venduto."
Questo è il pensiero di Raisi.

Nessun problema, dunque? Non è così - dice Ferrari.
"Ho chiesto all'Assessore, sulla base di quale indagine di mercato l'Amministrazione intenda procedere a così tante nuove concessioni: non ho avuto alcuna risposta. Non è stata fatta alcuna indagine di mercato.

Si accontentano alcuni a danno di altri. Questa è l'unica politica del commercio di Raisi.

Per quanto riguarda il volume delle vendite, si può ricordare come sia evidente che danneggiare le edicole non garantirà di vendere più prodotti editoriali, ma soltanto, forse, alcuni giornali che, in numero ristretto, saranno favoriti da una catena di distribuzione allargata a dismisura.

Temo poi - ha concluso Ferrari - che anche quest'ultimo risultato possa davvero realizzarsi soltanto con una vera e propria rarefazione della rete delle edicole, con la chiusura di molte."

p. l'ufficio stampa
M.B.

Saturday, July 06, 2002

Dieci punti per discutere di famiglie.

Saggio pubblicato su "Il Domani di Bologna"
Giugno 2002


1. La Costituzione della Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio(art.27). Anche alla base di questa formulazione vi fu una continua mediazione fra la cultura dei comunisti italiani e la prevalente impostazione dei cristiani di ispirazione democratica, Ma vi è anche l'articolo 2 che riconosce e promuove le formazioni intermedie fra Stato ed individui che siano capaci di promuovere solidarietà. Il buon senso, il rispetto per le persone e per l'evoluzione storica della nostra società induce a concludere che, se la Costituzione intende favorire la famiglia e distinguere fra la famiglia fondata sul matrimonio e le altre forme di convivenza, queste trovano tuttavia anch'esse una tutela costituzionale. Quindi un principio utile è quello di rifiutare interpretazioni ideologiche della Costituzione e favorire una evoluzione della legge, del diritto, e della politica che sia rivolta alla comprensione e all'aiuto non alla condanna e alla discriminazione. Essere per la famiglia vuol dire mettere in rilievo soprattutto il "per", piuttosto che ciò che andrebbe sottratto alle politiche familiari perché rivolto a modelli familiari differenti dal matrimonio. Per amare e difendere la famiglia bisogna impostare, dunque, anche a livello locale politiche attive e positive, che l'aiutino a vivere concretamente, a rafforzarsi nella libertà e nella responsabilità dei suoi componenti.
2. In tanti lamentano il declino della famiglia, il suo ridursi a nuclei anagrafici sempre più ristretti, fino ad individuare una tendenza, che sarebbe frutto della modernità, a dissolvere la famiglia nella solitudine o, ed è quello che è ritenuto peggio, nella promiscuità e nella infecondità. Molti problemi esistono. Tuttavia ritengo che il fenomeno più importante, che è davvero curioso che sia così nascosto e privo di riconoscimenti, è che "la famiglia ha vinto". Voglio dire che modelli di vita, che per millenni sono stati molto diffusi per il peso della povertà oppure tendenze, più recenti, sviluppate a fronte di istanze di libertà e di autodeterminazione della persona, sembrano tutte ricomporsi, in qualche modo, in una "ricerca della vita familiare". D'altra parte è questo il fondamento oggettivo delle polemiche sulle "famiglie di fatto". Gli individui vogliono misurare la diversità dei propri percorsi, che è pure considerata un diritto irrinunciabile, con la "prova della famiglia, della vita familiare". Davvero non comprendo come non sia salutata come cosa straordinariamente positiva la volontà di fare famiglia, di stabilizzare legami, qualunque siano i generi e le generazioni coinvolte. In realtà la cosiddetta famiglia borghese, solida ma non patriarcale, con i coniugi avviati a maggiore parità, con bambini e anziani assistiti ed educati ma in condizioni tali da garantire un uso più libero del tempo di ognuno, da privilegio di pochissimi è diventato, con luci e ombre una aspirazione ed anche una possibilità per la quasi universalità della società italiana. Se questo è vero derivano conseguenze e responsabilità importanti per la politica, proviamo a considerarla.
3. Bisogna fare molto per le famiglie, perché molti, sempre di più vogliono "essere famiglia". Anche a Bologna. La politica e l'Amministrazione deve agire su tutti i punti di crisi della vita quotidiana di una famiglia, del suo formarsi, del suo mantenersi, del suo evolversi secondo il tempo.
4. Formare una famiglia. Il problema più sentito anche dai bolognesi è quello della casa. (Vedi articolo di C.Merighi). E' del tutto sbagliato inseguire il mito della casa in proprietà come unica risposta. Accanto ad un forte nucleo di proprietà diffusa incrementare con tutte le forme, le possibilità in affitto è necessario per dare flessibilità e libertà, anche dal punto di vista delle stesse tipologie di appartamento, per una vita familiare che trovi i suoi spazi, nella giovinezza della coppia, poi nel ricongiungimento con i genitori più anziani, e soprattutto nell'allargarsi fecondo con le nascite.
5. Mantenere serena e viva una famiglia.Servizi educativi e scuole adeguate e flessibili, di buona qualità sono necessari, sempre di più, non solo per permettere il lavoro di entrambi i coniugi ma, in primo luogo, per alleviare e qualificare i compiti di cura. Per essere più "genitori", più vicini ai figli bisogna avere la possibilità di esserlo per un "tempo sostenibile", che ponga la genitorialità al centro della vita ma non in alternativa alla vita delle persone - genitori. Sono convinto che questo aspetto sia altrettanto importante, per le conseguenze nei rapporti fra le generazioni, del valore educativo - che va comunque sempre ribadito - dei servizi e delle scuole per l'infanzia e l'età evolutiva.
6. Una famiglia dalle tante età. Va favorita la convivenza, che deve essere una libera scelta, delle tre età, fanciullezza, maturità e anzianità in una famiglia. Servono spazi, lo abbiamo detto, servizi per l'infanzia e, appunto, una gamma plurale di servizi per gli anziani. La prevenzione prima della cura, la cura è quindi il mantenimento del domicilio proprio prima del ricovero e dall'allontanamento dalla famiglia. Può essere questa la catena delle priorità per una compresenza delle generazioni che porti esperienza, saperi, gioia.
7. La famiglia come luogo, essa stessa, di servizio, di cura, di educazione, di benessere. La priorità di queste funzioni della famiglia deve indurre a realizzare un mix fra politiche di sostegno fiscale e di rimborso economico con politiche di incremento dei servizi pubblici. Il punto di equilibrio non può essere basato solo sulle esigenze di risparmiare spesa pubblica, scaricando quindi sulla famiglia maggiori oneri, magari più monetizzati. In questo modo si indeboliscono, in primo luogo i processi di formazione di nuove famiglie e, comunque, si riducono le possibilità di libertà. Bisogna invece cercare di scegliere,in ogni occasione, la misura più adatta alla famiglia, che non sempre è un servizio disponibile all'esterno.
8. Una famiglia di cittadini. Aiutare fiscalmente la famiglia, affiancarle servizi, entrambe queste scelte e soprattutto un loro positivo equilibrio richiede la considerazione della famiglia come luogo di condivisione delle scelte, di prova della libertà, di assunzione di doveri oltre che di esercizio dei diritti. L'insieme di questi elementi fa assomigliare quanto è richiesto alla famiglia ad un vero e proprio concetto di cittadinanza. Non basta più dire che la famiglia è il nucleo della società. L'aumentare inevitabile dei momenti di confronto fra Stato e istituzioni, da una parte, e famiglie, dall'altra, richiede che si debba anche dire come la famiglia può essere davvero punto di riferimento per tutta la società e per la sua sfera pubblica istituzionale. Acquista quindi una nuova importanza l'insieme delle tematiche legate ai ruoli familiari, che sono state avanzate nel tempo dal movimento delle donne, e che oggi si ripropongono, spesso, per altra via. Una famiglia autoritaria, oberata da compiti che non ha scelto, condizionata da figli che non riescono a prendere una propria strada autonoma è un soggetto di welfare inaffidabile, è un punto di sussidiarietà insufficiente, è una debolezza per la società pubblica.
9. Una famiglia per proteggere e superare la paura. La famiglia è un ambito importante anche per definire obiettivi e possibilità delle politiche di sicurezza. Se affrontate individualmente le cause di disagio e di sofferenza di fronte al crimine appaiono ancora più gravi e inaffrontabili. Esse infatti non sono le medesime per un uomo o per una donna, per una anziano o per un giovane. Chiamare le famiglie al confronto, non davanti ad "un" crimine "un" rischio, ma per affrontare i problemi di sicurezza di un territorio è necessario per amalgamare i punti di vista, indirizzare l'azione pubblica, superare la paura.
10. La famiglia nelle nuove condizioni del lavoro. Se è del tutto illusorio pensare di fare carico alla famiglia delle insicurezze dovute al cambiamento del mercato del lavoro è però decisivo sostenere i percorsi di educazione dei figli, di formazione e riqualificazione degli adulti che passano anche dentro la famiglia e dentro le sue scemlte, le sue "priorità di bilancio", La Famiglia aiuta a "sostenere"la flessibilità, sia con risorse economiche, sia nel fornire tempo. Anche questo peso è oggi redistribuito in modo ineguale, a danno dei soggetti femminili, delle donne ed anche delle ragazze. Una politica che aiuti le famiglie, "con prestiti pubblici", ma anche sociali, di tempo e di denaro per favorire il lavoro dei suoi membri e la sua qualità è molto opportuna, deve diventare un obiettivo, sempre più importante, di un welfare rinnovato, perché la flessibilità del lavoro non sia solo un inganno ed un maggiore sfruttamento.

Questi dieci punti non sono una proposta politica. E' evidente. Vorrebbero però rappresentare una base per riflettere e costruire una proposta politica. Ad essi vogliamo aggiungere, e cominciamo a farlo, oggi qui in questo giornale, una analisi sui dati della realtà bolognese e su alcune battaglie aperte sul fronte delle opportunità e dei servizi, che stiamo conducendo nel Comune di Bologna.
Tutti i materiali per arrivare, anche su questo punto, ad una proposta, vincente per il 2004.
Vincente perché vicina alle persone, alla vita quotidiana.


Davide Ferrari


anna.delmugnaio@nts.provincia.bolohgna.it

Tuesday, July 02, 2002

Bologna, 1° luglio 2002

NOTA STAMPA


FERRARI SUGLI SVILUPPI DEL CASO BIAGI.

"SCAJOLA E BERLUSCONI ASSUMANO LE PROPRIE RESPONSABILITA'.
SOLIDARIETA' ALLA FAMIGLIA.
E' FALLITO IL GIOCO AL MASSACRO SULLA CGIL."


Trasmettiamo il testo dell'intervento svolto oggi in inizio seduta del Consiglio comunale da Davide Ferrari, capogruppo Due Torri DS.

"Si sono susseguiti nella scorsa settimana, dolorosi e gravi fatti riguardanti l'assassinio del prof. Biagi.

Sì dolorosi. Questo deve essere il primo giudizio da esprimere come concittadini del prof. Biagi e dei suoi familiari.

Voglio esprimere innanzitutto a loro la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, voglio pensare a come devono aver assistito, con quale sofferenza, al susseguirsi dei recenti fatti.

Prima la pubblicazione di nuove lettere attribuite al prof. Biagi.

Su questa pubblicazione non voglio qui esprimere ancora un giudizio.

Quello che è certo è che ci hanno consegnato l'immagine di una personalità angosciata e lasciata sola, coinvolta ben oltre il limiti oggettivi del proprio impegno professionale in una vicenda politica e istituzionale che stava spaccando l'Italia.

Abbiamo poi avuto le gravissime dichiarazioni del Ministro Scajola, gli insulti al prof. Biagi e la triste farsa delle dimissioni del Ministro respinte da Berlusconi.

Oggi sappiamo del "passaggio in Parlamento" che si avrà mercoledì.

Noi andremo fino in fondo.

Sono d'accordo con i Segretari nazionali dei partiti dell'Ulivo e con Francesco Rutelli che lo hanno ribadito. Scajola e Berlusconi non possono ora nascondersi dietro l'esigenza, certamente improrogabile, della lotta al terrorismo.

Proprio per sconfiggere il terrorismo bisogna superare i ritardi, gli errori, queste lunghe giornate di dichiarazioni infamanti e disorientanti che sono giunte proprio da chi ha la massima responsabilità nella battaglia contro il terrorismo assassino.

Scajola e Berlusconi devono assumersi tutte intere le proprie responsabilità.

Una ultima considerazione. Forse c'è stato, sulla vicenda delle lettere, chi pensava possibile contare sulla differenze di opinioni nella sinistra e nell'Ulivo e sulla divisione sindacale per criminalizzare la CGIL e la figura del suo Segretario Generale.

Se qualcuno ha fatto questo conto ha commesso un errore.

E' risultato evidente, oggettivo, come la forza della solidarietà espressa, da ogni parte del popolo italiano, a chi si batte per i diritti dei lavoratori - qualunque sia l'opinione su come questa lotta viene portata avanti - è stata fortissima.

Più forte di ogni gioco al massacro.

Questa forza prevarrà su ogni provocazione e intimidazione, quale quella grave dell'attentato alla Camera del Lavoro di Cesena.

Sì , la forza di questa solidarietà prevarrà."



Davide Ferrari
Bologna, 24 giugno 2002
NOTA STAMPA

Ferrari chiede di ripulire il cippo di Piazza Cavour e i muri di Bologna dalle scritte antisemite.
Il ringraziamento della Giunta


Davide Ferrari capogruppo Due Torri è intervenuto per porre una domanda urgente alla Giunta sulle scritte antisemite a Bologna.
Ferrari è intervenuto dopo aver constatato, nel corso di una assemblea pubblica promossa sabato da un Comitato di cittadini in Piazza Cavour che, accanto a più generali situazioni a rischio di degrado in quella piazza, è deturpato da scritte neonaziste il cippo che ricorda il cosiddetto "Ulivo di Gerusalemme" che è testimonianza dell'amicizia fra la comunità bolognese e il popolo ebraico.
Quell'ulivo - ha ricordato Ferrari - è stato già ripiantato una volta perché fatto oggetto di atti vandalici.
Per questo alla sua base fu posto un piccolo monumento che presenta una scritta che impegna a mantenere sempre vivo l'Ulivo.
Oggi questo monumento è imbrattato da una "runa celtica" e da una scritta di dileggio.
"Bisogna pulirlo subito - ha concluso Ferrari.
L'Assessore Monduzzi ha risposto ringraziando il capogruppo DS per la segnalazione e impegnandosi a provvedere immediatamente.
Ferrari si è dichiarato quindi soddisfatto e ha ricordato anche - su segnalazione della Comunità ebraica - le scritte antisemite sui muri di via Albiroli.


Davide Ferrari

Iperbole e la concessione a Seabo

In tutte le principali occasioni nelle quali il Sindaco e la Giunta presentano la propria attività, innovazione tecnologica e comunicazione ai cittadini non sono più tra le priorità.

In questo quadro vi sono stati un sostanziale arresto della crescita quantitativa di Iperbole e gravi arretramenti nei progetti qualitativi.

Dopo tre anni di incuria oggi si arriva in tutta fretta alla cessione a Seabo.

Si giunge in Consiglio con un "ritardo avventuroso".
I contratti in essere sono in scadenza al 30 Giugno, sia con Cineca-Telecom che con il personale.

Sono a rischio lo sportello Iperbole e la redazione.
Da Luglio non c'è budget nel bilancio comunale.

Quindi, in primo luogo, bisogna chiedere garanzie che nel passaggio non si perda il patrimonio professionale, individuale e di equipe, dello staff di Iperbole e della dirigenza che lo ha costruito.

Con questa fretta negligente che impedisce una seria discussione in Consiglio comunale, la Giunta chiede un voto ad una delibera ed a due allegati.

Il documento "tecnico" (all. A) contiene obiettivi validi, che tendono a ribadire i carattere pubblico e civico di Iperbole anche sotto la gestione di Seabo.
Ma si tratta di obiettivi poco credibili se si guarda agli INVESTIMENTI previsti: Seabo si impegna PER SOLI TRE ANNI su nove di concessione.

Molto negativo è invece il DOCUMENTO DEL NUCLEO DI VALUTAZIONE PROGETTI, che dovrebbe mettere nero su bianco il valore economico di Iperbole.
Sono gravi le omissioni al proposito.
Manca il valore del marchio.
Manca il valore del pacchetto clienti.
Quale valore avranno le informazioni e i servizi che il Comune darà a Seabo?

La contabilizzazione doverosa di questi valori poteva condizionare investimenti più alti e perduranti da parte di Seabo.

MA DI COSA PARLIAMO?

Quanto costava Iperbole al Comune? Circa 1 miliardo e 200-300 milioni all'anno e un personale di 12 dipendenti co.co.co di cui 4 sui progetti europei.

Indicare come valore di Iperbole solo questi costi, non solo è incomprensibile dal punto di vista di una buona amministrazione, ma finisce per condizionare la quantità degli investimenti concordati con Seabo, che appaiono sottostimati (1 milione di euro l'anno per 3 anni).


DIREMO QUINDI NO A QUESTA DECISIONE, PER COME ESSA VIENE PRESA.

Presenteremo anche emendamenti alla delibera per mettere i consiglieri comunali di fronte alle loro responsabilità, almeno su due punti strategici e delicatissimi.

1. Alfabetizzazione informatica dei cittadini e democrazia elettronica: la delibera prevede interventi, ma essi appaiono in contraddizione con la mission di una impresa come Seabo, chiederemo quindi che in delibera venga indicato l'obbligo per la società di destinare precise poste di investimento, per tutti i 9 anni di convenzione.

2. Garanzie di privacy: oggi Iperbole non "traccia" le frequentazioni internet dei suoi clienti, non ne definisce cosi un "profilo", che pure rappresenterebbe un fortissimo potenziamento nell'acquisizione di contratti pubblicitari. Chiederemo che sia esclusa ogni possibilità all'impresa di "tracciare" e "profilare" anche in futuro.

3. Verifica delle possibilità di partnership, a cominciare da Cup 2000, fino a possibili rapporti con società specializzate in grandi portali informativi.

In conclusione, si è steso su Iperbole un velo di incuria che oggi si vorrebbe coprire parlando della crisi della new economy. In realtà proprio questa crisi - che per altro è al suo termine - ha messo in rilievo l'importanza di servizi integrai in rete offerti da un territorio, da una città.

Le privatizzazioni delle reti civiche informatiche tentate da altri Comuni italiani hanno dato, finora, risultati di bassissima qualità.

UN'ALTRA STRADA C'ERA, C'E'.

Noi siamo per il forte potenziamento della rete civica basata su una Patnership fra pubblico e privato, fra partner importanti - e riteniamo individuabili - nel mercato globale della rete e le risorse e la direzione del progetto in mano pubblica.

Così è assolutamente opportuno verificare le possibili partnership con aziende operanti snella nostra realtà, con le quali il Comune ha contratti di affidamento di altre parti dell'impegno comunicativo.
Quella che la Giunta Guazzaloca, anche in questo campo, vuole perseguire è invece un incrocio fra privatizzazione e localismo.

LA PETIZIONE ELETTRONICA: UN SUCCESSO.

Noi diciamo no a questa operazione su Iperbole, e non siamo soli a dirlo.

I gruppi consiliari de l'Ulivo del Comune di Bologna hanno diffuso in rete, dal 18 gennaio al 1° giugno 2002, una "petizione elettronica" per la salvezza di Iperbole. Abbiamo ricevuto 5631 adesioni, tramite 2080 mail.
Un grande risultato, che testimonia dell'interesse e anche dell'affezione verso Iperbole del popolo della rete.
L'82% circa delle adesioni vengono da cittadini bolognesi, o comunque qui operanti, ma non mancano messaggi dall'Europa e dal Mondo.

Da un numero rilevante di operatori informatici e webmasters tedeschi, che si è mobilitato per l'occasione, a sei simpatici amici californiani che hanno trovato il sito www.webcitydemocracy.net e ci hanno inviato la loro solidarietà.

Bisogna rilevare che anche questi aspetti sono parte di una grande crescita della notorietà e della credibilità di ciò che riguarda Bologna sul web fortemente accentuatesi dopo "Bologna 2000" e appunto il lavoro di Iperbole, che ha meritato - lo ricordiamo - i principali premi di qualità del settore.

A cura di Davide Ferrari



Bologna, 4 giugno 2002


Da Bologna. A fianco del lavoro.
articolo per il "Domani", un contributo personale sui temi del conflitto sociale in corso.
Davide Ferrari.

Il primo giudizio che occorre dare, a Sinistra, sulla rottura registrata fra i Sindacati Confederali nella trattativa con il Governo e le altre parti sociale deve essere netto: la CGIL sta tenendo fede agli impegni presi in difesa di tutto il mondo del lavoro.

E' un impegno nei confronti sia di chi giustamente gode del diritto a non essere licenziato senza giusta causa, sia di chi, già oggi, si vede negato questo diritto.

Non c'è ombra di pregiudizio nella posizione che ha rappresentato Sergio Cofferati.

Tanto è vero che la CGIL parteciperà ai tavoli su fisco, mezzogiorno, e lavoro sommerso mentre deciderà le forme più adeguate per proseguire la lotta per mantenere l'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Non bisogna banalizzare il problema grave rappresentato dalla diversa posizione di CISL e UIL.

Per un motivo di fondo: c'è il rischio di vedere il Sindacalismo Confederale, non solo diviso, ma trasformato nella sua natura e nel suo ruolo.

Due grandi centrali storiche, CISL e UIL, che rappresentano realmente parti
importanti della società, non solo del lavoro, possono essere indotte, per una scelta sbagliata, a trasformarsi in Sindacati a cui è destinata l'assistenza, la consulenza, la delega, nel rapporto con i lavoratori, di funzioni che devono rimanere pubbliche e delle istituzioni.

Si perderebbe così l'autonomia di una grande parte di quella ricca realtà di corpi associativi intermedi fra lo Stato e i cittadini che è una delle maggiori ricchezze della particolare Democrazia Italiana.

Questo segnerebbe un punto di arretramento, sia detto per inciso, particolarmente serio per il mondo del cattolicesimo democratico, che per
primo ha capito e interpretato questa autonomia civile.

Il populismo reazionario, non conservatore, di Berlusconi non chiederebbe
di meglio.

Ma questa trasformazione può pesare anche oltre la fase politica attuale, segnata dal primo Governo che si fonda su un accordo programmatico con le
parti retrive della Confindustria.

No, davvero non si può affrontare questo difficile momento su un piano
prevalentemente tattico.

In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il rapporto con la grande
maggioranza dei lavoratori di tutte le generazioni, e dei cittadini che
hanno manifestato, in ogni occasione, in questo anno di fuoco, la propria
volontà di avere ed esercitare diritti di libertà.

E' questa una motivazione forte ed unitaria, il vero filo che ha collegato
le lotte dei metalmeccanici per il diritto a giudicare il proprio contratto, agli studenti ed agli insegnanti che hanno chiesto salvezza e sviluppo per la scuola di tutti, la scuola pubblica.

E questo ciò che ha unito soprattutto l'insieme dei milioni di persone che
hanno, manifestato il 23 Marzo, il 16 Aprile allo sciopero generale, il
Primo di Maggio, a Bologna, come e più che in tutte le città d'Italia.

E' questa la forza unitaria che può rimettere in carreggiata tutto il movimento sindacale, sospingerlo a ritrovare unità di prospettive e di azione.

Le prime reazioni nell'Ulivo sono state inevitabilmente molto problematiche.

Non poteva essere diversamente.

Ma, per ritrovare la strada, bisogna guardare in faccia ai contenuti dello
scontro sociale.

Se la Sinistra e l'Ulivo apparissero disponibili a dividere sui diritti le
generazioni, a separare e a contrapporre, come tanti invocano, i padri dai
figli, a considerare inevitabile una istituzionalizzazione del Sindacato Confederale, la sconfitta potrebbe essere ancora maggiore, assai più duratura, di quella politica registrata il 13 Maggio del 2001 con l'affermazione di Berlusconi.

Spetta, invece, ai Democratici di Sinistra, ne sono profondamente convinto,
che sono il principale partito della Sinistra e che sono stati e sono una
delle forze trainanti dell'Ulivo, un lavoro difficile ma decisivo.

Non si tratta di fare un esercizio propagandistico dell'Opposizione, bisogna porre il tema di una alternativa all'azione di divisione operata dal Governo.

Bisogna sia realizzare una vasta campagna di iniziative attorno alla proposta di un nuova "Carta dei diritti" Lavoratori, sia mettere in campo un programma per la qualità ed anche la quantità dello sviluppo.

La grande debolezza del Governo e di chi lo sostiene è infatti anche e principalmente nella incredibilità del suo programma economico.

Chi non sa come aiutare la produzione di ricchezza non può che dividere i diritti.

Il Governo attende la ripresa e promette agli imprenditori libertà di licenziare invece di una politica per lo sviluppo, della quale c'è molto bisogno anche in una realtà forte come la nostra.

Da questa Legge Finanziaria, fondata su tagli e conti quanto meno pprossimativi, alla prossima, si giocherà una partita lunga e decisiva, per la democrazia e per lo sviluppo.

Una partita che si gioca anche a Bologna.

Per il Governo, così come per chi amministra la nostra città, la politica industriale non conta, la formazione non è una priorità.

Ma senza innovazione si colpiscono proprio quei distretti economici e sociali, come quelli emiliani e bolognesi, fatti di imprese medie e di un artigianato diffuso che vincono sulla competitività e non sull'assistenzialismo.

Certamente non basta loro risparmiare sulla forza lavoro per competere.

A noi dimostrare che è possibile una politica diversa, che moltiplichi e rinnovi le forze produttive e coinvolga lavoratori ed imprenditori in un confronto fra cittadini, sulla proposta di uno sviluppo e di un lavoro adeguati alla qualità ed al sapere che già appartengono alle persone che vivono nella nostra realtà.

E' qui che si può saldare una alleanza più forte, da tutto l'Ulivo a Rifondazione, alle nuove generazioni, per garantire alla città una direzione adeguata.

Bologna, infatti, deve affrontare una grande prova per riproporsi come una città che conta: stare a fianco del lavoro, inequivocabilmente.

Davide Ferrari





Bologna, 20 giugno 2002


NOTA STAMPA



Si è svolto oggi, presso Palazzo D'Accursio, un incontro fra i consiglieri del gruppo Due Torri, Davide Ferrari - Capogruppo - e Claudio Merighi - Vice capogruppo - ed i rappresentanti delle segreterie territoriali di FP CGIL Corrado Oddi, FPS CISL Angelo Cesari ed FPL UIL Dante Forni, al fine di valutare l'eventuale cessione dei servizi funerari del Comune di Bologna a Seabo.

Le Organizzazioni Sindacali hanno fatto rilevare gli aspetti negativi di questa decisione che pare prospettarsi da parte dell'Amministrazione comunale.

Essi riguardano: per i cittadini, una incertezza circa il carattere pubblico di un servizio fondamentale, con il rischio di dover sopportare, presto, costi più alti per le famiglie; per quanto riguarda Seabo, la congruità, tutta da dimostrare, fra l'ambizioso piano industriale, legato alla quotazione in Borsa, e l'acquisizione di un servizio definito "privo di rilevanza industriale".

Laddove imprese similari a Seabo sono impegnate nei servizi cimiteriali, ciò pare più per caratteristiche municipali che non per scelte strategiche di ampliamento industriale e di valorizzazione finanziaria.

Il gruppo consiliare dei Democratici di Sinistra ha convenuto sulla necessità di approfondire i punti critici di una scelta che viene portata avanti, fino ad ora, senza alcun coinvolgimento dei cittadini e del Consiglio comunale.

Così pure Ferrari e Merighi hanno preannunciato alle OO.SS. l'intenzione del gruppo di proseguire, con le altre forze di opposizione, una verifica della qualità dei servizi e di promuovere immediatamente un'adeguata discussione in Consiglio e nelle Commissioni competenti, circa il futuro di questo fondamentale servizio pubblico.



Davide Ferrari
Claudio Merighi
Comune di Bologna
Gruppo DueTorri- DS per l'Ulivo
Il Presidente

Nota Stampa Bologna, 19 giugno 2002

Emergenza alberi: il Comune taglia quelli sbagliati. E Vaccari se la prende con le Giunte precedenti.

Conversando con la stampa, durante la conferenza economica dei DS, Davide Ferrari ha risposto ad alcune domande riguardanti la situazione degli alberi a Bologna tra ripetute cadute e tagli indiscriminati.
"Trovo sconcertanti le dichiarazioni del Dott. Vaccari - dirigente dell'Ufficio verde del Comune di Bologna - mentre gli assessori tacciono, senza prendersi alcuna responsabilità - ha detto Ferrari - Vaccari trova il modo di accusare i botanici e le amministrazioni che, in passato, hanno fatto di Bologna la città con la più grande quota di verde urbano per abitante in Italia.
Ci sarebbe da sorridere se non fosse un rischio per l'ambiente cittadino la politica di un assessorato che si ripromette di "tosare" gli alberi anziché potarli, e che sta procedendo ad un taglio indiscriminato senza saper individuare le priorità : quegli alberi, davvero malati, che rappresentano un rischio per la sicurezza dei cittadini.
Trovo poi sconcertante che Vaccari affermi di avere la scrivania piena di ' montagne di segnalazioni'.
E' un dirigente di un assessore e di una Giunta che, quando morì la povera maestra, a Borgo Panigale, risposero alle mie domande in Consiglio Comunale sostenendo che non vi era alcuna emergenza. Mi auguro che, di fronte a tanta incapacità, la maggioranza del centrodestra impegni la sua Giunta almeno a rispettare quanto da loro proposto e votato in Consiglio. Vale a dire: un monitoraggio delle emergenze e un ripristino delle piante tagliate con alberature adeguate.
A Vaccari dico: smetta di fare polemiche, pensi a fare il suo lavoro, se ne è capace."

P/Ufficio Stampa
M.B.


"Aprile" nasce anche a Bologna.

"Aprile" è un'associazione di tendenza politica e culturale prevista che, secondo quanto previsto dallo Statuto dei DS, è promossa dalle iscritte e dagli iscritti al partito che hanno dato vita nell'ultimo Congresso alla mozione "Per tornare a vincere", insieme ad altri cittadini che condividono l'obiettivo di rinnovare in profondità la sinistra politica in un rapporto diretto con la Sinistra sociale e civile.
La sinistra si è via via separata dalla società. I partiti hanno una vita sempre più interna e burocratica.
Mentre anche a Bologna sono cresciuti forti movimenti :
- una nuova generazione che afferma che "un altro mondo è possibile".
- i lavoratori di tutte le età e tutte le condizioni per i diritti e la dignità del lavoro.
- i tanti che sono scesi in campo per la difesa della legalità, del pluralismo dell'informazione e della scuola pubblica.
"Aprile" vuole essere un ponte tra i DS e le diverse forme di impegno politico nella società.
"Aprile" vuole offrire un'occasione di riflessione culturale e di iniziativa politica per chi sente tutta quanta l'inadeguatezza della situazione attuale.
Innovare la politica, aprire le porte e le finestre del partito innanzitutto ai giovani, superare ogni concezione totalizzante del ruolo dei partiti, valorizzare le energie creative e le capacità politiche che maturano in modo autonomo, a partire dalla straordinaria presenza e guida femminile in molti movimenti, sono le finalità fondamentali che "Aprile" si propone.
Per far diventare i DS un partito più unitario e più pluralista, per superare la divisione nella sinistra, per dar vita ad una opposizione più forte e combattiva, nell'impegno e negli argomenti, ed ad una nuova coalizione più ampia, che recuperi anche la passione nell'impegno diretto che si realizzò nella nascita dell'Ulivo.

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Perché la lotta contro l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori ha avuto un carattere così unificante?
Per la sua capacità di indicare una via diversa rispetto alla frantumazione e all'atomizzazione della società, dove ogni individuo è in esasperata competizione con l'altro, e deve acquistare sul mercato le prestazioni sociali.
Una via fondata su diritti che si salvaguardano per chi li ha, e si estendono per chi non li ha, su uno Stato sociale che si rinnova ma che mantiene il proprio fondamento nel suo carattere universale.
La crisi della sinistra in Europa e nel mondo ha radici profonde. Innanzitutto nella grande incertezza e difficoltà a delineare un'altra idea di società, alternativa all'ideologia neoliberista e al dominio mondiale del mercato.
Le destre in Europa sono sempre più populiste, etniche, radicali e antisistema. E la dottrina Bush dell'ordine unipolare è destinata a militarizzare sempre più i conflitti e ad aggravare tutti gli squilibri tra le zone più ricche e quelle più povere del mondo.
"Aprile" a Bologna si darà un'agenda di temi da affrontare e di iniziative da svolgere.
3 le nostre priorità.
1 Prima di tutto contro la guerra, per un mondo più giusto, per uno sviluppo ecosostenibile, per un'Europa politica e sociale.
Compito della sinistra è affermare una nuova visione critica dello sviluppo economico-sociale dominante e delle enormi disuguaglianze connesse alle forme attuali della globalizzazione, in un rapporto fecondo con i movimenti che si sviluppano in ogni parte del pianeta.
2 Affrontare compiutamente la questione della democrazia.
C'è una crisi della democrazia a livello europeo e mondiale, di cui le destre italiane si fanno interpreti con particolare accanimento contro l'autonomia della magistratura e il pluralismo dell'informazione. Ma la tendenza populista, plebiscitaria e antiparlamentare è comune alle destre di molti Paesi.
La democrazia deve poter reggere la sfida della globalizzazione. Deve poter governare la globalizzazione, riacquistando la legittimazione dei cittadini, altrimenti ne sarà travolta.
I temi della distinzione tra i poteri stabilita dalla Costituzione, della partecipazione, della rappresentanza, dell'efficienza delle istituzioni democratiche, del corretto svolgimento delle funzioni pubbliche acquistano perciò un'importanza cruciale.

La prima questione su cui riflettere riguarda un tema cruciale.
Siamo di fronte a una normale dialettica tra le politiche di governo del centrodestra e l'opposizione di centrosinistra, nella logica dell'alternanza e del bipolarismo oppure sta accadendo qualcosa di più grave e profondo? E' vero o non è vero che il governo in carica applica il principio di maggioranza, che l'ha visto vincere legittimamente le elezioni politiche, in termini così brutali e semplificati da alterare i fondamenti e le stesse regole del gioco stabilite dal patto costituzionale? Questo, in termini di analisi e di proposta politica, costituisce un punto dirimente.

Bisogna stabilire se hanno ragione quanti affermano che ciò che abbiamo di fronte è un normale governo di centrodestra che applica le scelte legittimate dall'elettorato e che quindi verso tale governo si devono svolgere le forme rituali dell'opposizione politica, fino alla costruzione di una proposta alternativa di governo alle prossime elezioni politiche, oppure se hanno ragione quanti sostengono che la maggioranza di governo in carica usa forzosamente la regola di maggioranza per scardinare il fondamento stesso del patto costituzionale, violando la regola di fondo, quella che dice che la democrazia è un sistema complesso, composto di molte facce e che la democrazia non consiste nella applicazione pura e semplice del principio di maggioranza, quanto piuttosto nel governo "costituzionale" della maggioranza.

Questo è l'interrogativo di fondo sollevato dai diversi movimenti della "primavera 2002", nati al di fuori e spesso anche contro la volontà dei partiti organizzati del centrosinistra: i movimenti per la difesa della giustizia e della legalità, delle libertà di informazione, della istruzione pubblica, fino al più grande dei movimenti, quello del 23 marzo e del 16 aprile.

Su questo interrogativo vogliamo proporre confronti e iniziative, con il fine di contribuire a una nuova costruzione del pensiero politico dell'opposizione oggi per il governo domani. Nella consapevolezza che con le elezioni del 13 maggio 2001 si è consumata una sconfitta storica del centrosinistra e delle singole formazioni dell' attuale opposizione al centrodestra.

Perciò intendiamo porre INSIEME, alla discussione e al confronto, temi essenziali quali il rapporto tra principio di maggioranza e regole di fondo della democrazia costituzionale E la connessione tra diritti del lavoro e diritti di libertà.


E, parte integrante della battaglia per la difesa della democrazia è quella per la libertà di comunicazione, di apprendimento e di informazione.
La cultura, la scuola, sono un patrimonio pubblico fondamentale per la libertà individuale e per le opportunità di progresso sociale.
3 Affrontare i temi dei diritti sociali e del lavoro.
Lo scontro che si annuncia con le destre su tutto l'arco delle tematiche sociali (lavoro, fisco, previdenza, sanità, servizi sociali) richiede una grande capacità di elaborazione e di proposta politica. "Aprile" a Bologna intende dare il suo contributo.
La nostra città.
La sconfitta del '99 ha dimostrato che le rendite di posizione erano finite anche a Bologna. E ha anticipato molte difficoltà e molti problemi delle sinistre in Italia e in Europa.
Diamo un giudizio netto sulla prova di governo del Sindaco Guazzaloca e della Giunta.
Anche a Bologna il governo del centrodestra sta significando un forte appannamento non solo dei contenuti sociali ma anche e soprattutto della partecipazione, della limpida dialettica fra chi amministra e la società cittadina.
C'è una maggiore responsabilità ed un maggiore spazio oggi per l'opposizione.
Il vasto campo della proposta conseguente all'allargarsi ed al rendersi visibile di una battaglia contro le scelte dell'amministrazione.
E' il primo contributo che occorre dare all'obiettivo di portare una nuova Bologna, libera, democratica, giovane, a vincere nel 2004 .

Criticare la giunta Guazzaloca è necessario ma dobbiamo raggiungere la capacità fin d'ora di proporre nuove idee per il governo della città e per una nuova vasta partecipazione diffusa alle scelte di governo che la città ha di fronte.

Per vincere è necessario elaborare un nuovo progetto di città inclusivo, solidale, dinamico e aperto all'Europa e al mondo. E' un compito che deve coinvolgere le tante energie e le tante intelligenze di una città ormai delusa dall'amministrazione di centrodestra, praticando un'idea di democrazia partecipata alla quale deve ispirarsi il nuovo progetto di città.
Su queste basi sarà possibile costruire una larga alleanza, non solo di partiti, ma di cittadini e di movimenti. Una nuova alleanza che vada oltre i confini del centrosinistra attuale, che scelga le candidature con procedure democratiche, trasparenti, con la più larga partecipazione.
Una coalizione che provi a costruirsi, subito, con un lavoro unitario e serio sul programma, che sia capace di superare la divisione drammatica tra la radicalità dei bisogni e dei movimenti e l'esperienza consolidata di governo locale delle forze democratiche.


E' un compito difficile ma possibile.
Vogliamo prendervi parte. Anche per questo "Aprile" nasce a Bologna: perché considera un suo compito primario contribuire ad un percorso comune di elaborazione delle idee e delle proposte per il 2004.


Questo testo è tratto da appunti redatti da Walter Vitali, Luigi Mariucci e Davide Ferrari per un documento preparatorio alla prima assemblea pubblica di Aprile a Bologna, 5 Luglio 2002, i Santa Lucia con Sergio Cofferati.


Bologna, 3.5.2002