Lorenzo
Campioni*
Sono in
gioco i diritti dei bambini,
delle
famiglie e delle educatrici e insegnanti
e la
qualità di vita della società:
ognuno
faccia la propria parte!
Per
una felice coincidenza poche settimane prima del
XIX
Convegno del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
“Educazione
e/è Politica”, che si è tenuto a Reggio Emilia
dal
21 al 23 febbraio scorso in ricordo di Loris Malaguzzi,
è
ripreso al Senato l’iter della legge sui servizi zero-sei (1).
Un
testo che, se approvato senza grandi stravolgimenti e con
alcuni
miglioramenti, costituirebbe una svolta radicale nelle
politiche
verso l’infanzia in questo Paese in cui il Governo
centrale (2) non ha mai dedicato risorse e attenzione continuative
all’attuazione
del diritto alla cura e alla educazione dei
cittadini
più piccoli: uno Stato colpevolmente assente sotto
l’aspetto
della governance del sistema educativo complessivo.
Numerosi
e forti sono i punti di condivisione del disegno
di
legge n. 1260. Nel testo si sottolinea la funzione
educativa
dei servizi educativi e delle scuole
dell’infanzia,
visti nella loro continuità progettuale
e
interdipendenza, dato che, nell’età infantile, la cura e
l’educazione
sono
profondamente intrecciate. Una conquista
dovuta
non solo ai progressi e alle ricerche nelle scienze psicologiche,
pedagogiche…
ma anche nelle neuroscienze e in
quelle
economiche e soprattutto alle esperienze di qualità e
ricerche
fatte nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia.
Un
salto culturale notevole che va sempre innovato per
non
cedere alle tentazioni assistenzialistiche e conciliative al
ribasso
che periodicamente si ripresentano all’orizzonte. Finalmente
verrebbe
superato per la fascia 0-3 anni lo stigma
di
servizio a domanda individuale, una delle cause principali
ostative
alla sua espansione a livello nazionale.
Il
disegno di legge ci avvicina alle ultime linee di indirizzo
europee
(Comunicazione n. 66/2011 e Raccomandazione del
20
febbraio 2013 della Commissione europea) che considerano
lo
0-6 una tappa basilare per lo sviluppo individuale
e
sociale. Servizi e scuole in cui è ancora possibile attuare
un
“miscelamento sociale” e recuperare svantaggi derivanti
da
situazioni disfunzionali, grazie a educatori e insegnanti
preparati,
formati e sostenuti nel loro lavoro. Un testo che
fa
tesoro delle esperienze più consolidate e significative del
nostro
territorio nazionale e non solo.
La
proposta di legge definisce puntualmente le funzioni:
−
dello Stato, che
finalmente rientrerebbe in campo e dovrebbe
definire
o rivedere, in tempi certi, i livelli essenziali
delle
prestazioni del sistema (obiettivo del 33% per i servizi
educativi,
generalizzazione della scuola dell’infanzia,
formazione
di base universitaria per l’accesso al ruolo di
educatore,
rapporti numerici, standard strutturali e organizzativi).
Inoltre
il disegno obbliga lo Stato a emanare il
Piano
d’azione nazionale che deve prevedere risorse certe
per
l’estensione (33%), la generalizzazione (per la scuola
dell’infanzia
con il superamento degli anticipi) e gestione
di
servizi e scuole dell’infanzia;
−
delle Regioni, che
vengono riconfermate nel loro ruolo normativo,
di
programmazione e di sostegno a un sistema di
qualità
ma all’interno di una cornice nazionale forte grazie
ai
livelli essenziali; ciò dovrebbe consentire, finalmente, in
sede
di Conferenza delle Regioni e Province autonome, di
concordare
modalità strutturali e organizzative omogenee,
almeno
per macroaree, superando gli attuali 21 sistemi regionali
di
normazione estremamente diversificati;
−
degli Enti locali, che
sono visti come i garanti della quantità
e
qualità dei servizi sul loro territorio. In particolare viene
sottolineata
la capacità di governance locale tramite gli
strumenti
dell’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento
e
con la messa in atto di programmi di formazione
e
di coordinamento di sistema a livello territoriale.
Il
disegno di legge è pienamente armonizzato con tutte le
norme
che regolano attualmente le scuole dell’infanzia, un
vero
ponte tra i servizi 0-3 e la scuola primaria. L’unico punto
che
viene abrogato è l’anticipo (art. 2, comma 1, lettera e)
della
legge 28 marzo 2003, n. 53), una vera piaga soprattutto
nell’Italia
del Sud e nelle Isole ma che oggi si sta espandendo
al
Centro e al Nord. Solo con un intervento statale forte,
come
negli altri Paesi europei, sarà possibile garantire scuole
dell’infanzia
e servizi educativi adeguati e rispettosi dello sviluppo
del
bambino e dei diritti dei lavoratori.
Finalmente
i servizi educativi avranno un Ministero di riferimento
certo.
Oggi le competenze sui servizi educativi sono
spalmate,
senza un coordinamento centrale, su: Presidenza
del
Consiglio-Dipartimento per le politiche della famiglia,
Ministero
del welfare e del Lavoro, Ministero dell’istruzione,
dell’università
e della ricerca (per le sezioni primavera) e per
alcuni
progetti (es. Pac-piano azione coesione per quattro
Regioni
del Sud: Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) il Ministero
dell’Economia
e il Ministero dell’Interno.
Un
ritardo colpevole nel legiferare da parte dei nostri
legislatori
e governanti ci porterà all’implosione
del
sistema dei servizi 0-3 anni e le avvisaglie già
ci
sono (ritiri, caduta della domanda, bandi sotto
soglia
contrattuale, innalzamento di rette, non sostituzioni
del
personale) e a un ruolo assistenziale e dequalificato della
scuola
dell’infanzia, già ben evidenziato dagli anticipi e
dalla
riduzione, o meglio scomparsa, della compresenza del
personale
insegnante (vedi orario da 40 a 50 ore settimanali
di
apertura).
Un
passaggio delicato e importante che il Regolamento
attuativo
dovrà affrontare sarà come salvaguardare
l’esperienza
accumulata in questi oltre
quarant’anni
nei servizi educativi da parte di Enti
locali,
di Regioni, di gestori pubblici e privati. Si tratterà di
evitare
di incappare nel modello burocratico, disattento ai
diritti
dei bambini e omologante che spesso abbiamo dovuto
sopportare
nel sistema scolastico italiano. È stato costruito
in
pochi decenni, in molte parti del Paese, un patrimonio
materiale
e immateriale grande, grazie all’impegno di amministratori
locali,
di tecnici, di ricercatori e del personale
che
non potrà tollerare di morire di asfissia burocratica
centrale
o periferica e rigidità sindacali, spesso irrazionali
e
controproducenti. Certamente una condizione necessaria
sarà
quella di una forma di coordinamento stabile tra Regioni,
Province
autonome, Comuni, gestori pubblici e privati
e
Ministero che punti a dare qualità al nuovo sistema
0-6
grazie a progetti, formazione continua e obbligatoria
in
servizio, supervisione, coordinamento pedagogico: tutte
caratteristiche
attuali dei servizi di qualità e che saranno da
portare
in dote al Miur.
Se
il disegno verrà approvato in tempi brevi si dovrebbe:
arrestare
l’emorragia di iscritti dai nidi e dalle
scuole
dell’infanzia e riprendere con forza l’estensione
di
una offerta formativa di qualità; procedere con
assunzioni
di personale per attivare servizi costruiti e mai
entrati
in funzione, data la crisi e le restrizioni sulle assunzioni
e
sostituzioni, creando occupazione diretta e indiretta
con
benefi ci sul PIL; dare risposte ai Comuni che hanno chiesto
l’istituzione
di sezioni/scuole dell’infanzia; avviare nuovi
corsi
universitari per la preparazione e la qualificazione degli
educatori
e rivedere l’attuale curricolo quinquennale per le
insegnanti
di scuola dell’infanzia e primaria.
Proprio
per sostenere un rapido esame in Parlamento, il
Gruppo
Nazionale Nidi e Infanzia ha lanciato dal Convegno
di
Reggio Emilia una campagna di raccolta firme per un
appello (3) alle alte cariche dello Stato per ottenere una celere
approvazione
di un quadro normativo che attui i diritti dei
bambini
alla cura e all’ educazione nell’ arco 0-6.
I
servizi per l’infanzia sono stati ottenuti grazie alla lotta e
all’impegno
di movimenti femminili, sindacali e delle comunità
locali;
di fronte al pericolo reale di una perdita o riduzione
di
questa importante conquista di civiltà si tratta di
mobilitarsi.
Note
1)
Disegno di legge n. 1260 “Disposizioni in materia di sistema
integrato di
educazione
e istruzione dalla nascita fi no a sei anni e del diritto delle
bambine
e
dei bambini alle pari opportunità di apprendimento”, prima fi
rmataria
la
senatrice Francesca Puglisi.
2)
Con la sola eccezione del Governo Prodi dal 2007 al 2009 con “il
piano
straordinario
di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi
socio-educativi”.
3)
Vedi il sito del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
www.grupponidiinfanzia.it
*Presidente
Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
Si ringrazia la rivista "Bambini" per la cortese collaborazione.